6 luglio 2009

Il menù de la pora gèent



di Rodolfo Di Nardo

Quando nel 1977 Enrico Berlinguer parlò di austerità come di un'occasione per cambiare l'Italia per instaurare più giustizia, efficienza, ordine, e, aggiungo, una moralità nuova, ebbe una grande visione, ma il termine "austerità" ricordava troppo la rigidità ed il grigiore del mondo comunista d'oltre cortina. Se avesse usato la parola "sobrietà" forse avrebbe convinto più gente, me compreso. Ora si parla sempre di più di sobrietà, di frugalità (attenzione la frugalità è troppo francescana, odora di santi, ma di santi in giro ne vedo pochi). Si parla di nuovi stili di vita sostenibili e quindi di sobrietà in contrapposizione al modello di vita propostoci fino ad ora basato sulla continua crescita, sullo spreco di risorse, sull'ottimismo e sul consumo fine a se stesso. Nessuno parla più dei vecchi sistemi di vita, di quando invece di andare dallo psicologo ci si confessava dal parroco e di quando, anzicchè seguire una dieta ipocalorica, consumavamo a casa pasti frugali. Così, in questo inizio estate dove tanto si è parlato di zoccole, (pardon ora si chiamano escort), propongo di tornare all"albero degli zoccoli" ricordandovi il vecchio menù della povera gente delle nostre valli.


Ul menù de la pora gèent

Ai studiuus che fan riceerch
Su cume se viveva tèemp indrèe
Vuraria dacch, se me permeten,
una quai indicaziun
su quel che l’era cinquant’ann fà
ul menù de la pora gèent.

Lunedì
Strachinn mesdì, brudinn la sera
Martedì
Brudinn mesdì, strachinn la sera.
Merculedì, Giuedì
Strachinn, strachinn,
Brudinn, brudinn
Venerdì
Ah de magher, de magher.
Sabet
Strachinn, stracott
Un pò de pancott
E la dumeniga ?
La dumeniga pulenta!!!
Pulenta e legur, in cà di casciadur.
Pulenta e pess,
In cà di pescaduur.
Pulenta e fam, in cà de tanti!!!.