Die Berlin Mauer - The Berlin Wall
Pensieri Berlinesi davanti al Muro
Una sera di settembre 2008 mi sono trovato sulla Zimmerstrasse, la strada dove venti anni fa passava il muro, vicino al vecchio Charly Point USA, tanto famoso cinematograficamente. Il Muro statisticamente rappresenta oltre 5.000 berlinesi fuggiti verso la libertà. Sembrano pochi, ma farli scappare uno per volta, sono veramente tanti. Ottanta persone, purtroppo non ci sono riuscite e sono cadute vittime del regime della Germania Democratica. Dalla parte di Berlino Est, trovavi un muro grigio, cani feroci, fili elettrici ad alta tensione, mitragliatrici che entravano in funzione automaticamente, etc… A Berlino Ovest, dall’altra parte del muro, giovani artisti e graffitari, esprimevano liberamente la loro voglia di vivere in un mondo di pace, dipingendo il muro con colori vivaci.
Mi è venuto spontaneo fare una riflessione sui muri e sui nostri graffitari. A casa nostra tanti amici, tanti compagni, sono ancora rimasti dietro il Muro, continuando a graffitarlo dalla parte sbagliata, senza accorgersi che il Muro non c’è più. Rifiutano di riconoscere una realtà che è in continua evoluzione. Sono nostalgici di un qualcosa che, fortunatamente, in Italia non abbiamo mai provato direttamente.
Il conservatorismo intrinseco in quest’atteggiamento porta a non recepire la necessità dei piccoli e costanti cambiamenti che una società moderna necessita. Chi vive in zona di terremoti, sa quanto siano importanti le piccole continue scosse di assestamento, proprio per evitare l’accumulo di energia negativa e la conseguente violenta scossa rivoluzionaria, la Number 1. Cerco in ogni modo di mettermi nei loro panni.
Per rinunciare a quello in cui hanno creduto finora, occorre proporre loro qualcosa che valga. Tocca a noi Riformisti fare questa proposta in maniera chiara e convincente. Una proposta ambiziosa ma realistica e sostenibile, che tenga conto delle esigenze delle persone, dell’ambiente, del mondo del lavoro, senza demonizzare nessuno. Bisogna fare la guerra alla povertà, non alla ricchezza. Dobbiamo impegnarci per creare nuovi e sani posti di lavoro, giustamente retribuiti senza sprecare risorse per salvaguardare pochi posti di lavoro o privilegi indifendibili. La nostra proposta deve distinguersi da quella del centrodestra. Non dobbiamo copiarla per calcoli puramente elettorali. Nello stesso tempo non dobbiamo avere paura di fare propria qualsiasi proposta seria ed intelligente, da qualsiasi parte provenga. Fare a gara a promettere di più non ha senso. Ci sarà sempre un incantatore di serpenti che prometterà qualcosa ancora, senza mai riuscire a soddisfare le esigenze materiali di tutti. Desidero quindi proporvi quanto scritto da un maestro della democrazia, Alexis de Tocqueville. (29 luglio 1805 – 16 aprile 1859)
“…. Può tutta via accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro . In effetti, nella vita di ogni popolo democratico vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e gli uomini quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri … Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso.
Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l’ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati. (...).
Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa, cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un gran popolo.” ….
Un cordiale saluto
Rodolfo Di Nardo
Rodolfo Di Nardo
1 commento:
Ho letto il comunicato stampa del T-Red, piuttosto "generoso" con questi amministratori "furbetti". Ma soprattutto ho letto i "Pensieri Berlinesi", che fanno pensare. Intanto un peana a Alexis de Tocqueville, e alla sua straordinaria capacita' di "vedere" i fenomeni. Ah, se si leggesse un po' di piu', invece di lasciarsi irretire dalla tv! Mi ha fatto pensare la prima parte. Sono totalmente d'accordo (lo sono sempre stato) contro tutti i muri, di Berlino, della Cisgiordania, tra Usa e Messico, tra Cina e Corea Nord, tra ex-Urss e UE. Ci sarebbe qualcosa da dire sul Comunismo, come analisi e come ideali che hanno mosso desideri di emancipazione sociale di milioni di persone. Non vi e' nulla da dire sul cosiddetto “Socialismo reale”. Era di fatto una dittatura, senza democrazia, senza liberta', nemmeno materiale; punto. Vi sarebbe molto da dire sul fatto che una sinistra oltre il PD esiste comunque nella societa', anche se non ha avuto rappresentanza parlamentare nelle ultime elezioni politiche. Ma il punto che mi ha fatto piu' pensare e' stato il nesso fra "rinunciare a quello in cui hanno creduto finora" e "proporre loro qualcosa che valga", delineato subito dopo. In fondo in fondo, siamo liberi di scegliere le nostre credenze, ed eventualmente di cambiarle. La cosa piu' importante e' la proposta, che susciti non solo consenso politico ed elettorale, ma anche se non soprattutto un nuovo sentire civico e morale, un nuovo spirito pubblico, un rinnovato senso dei valori, della vita, della dignita', degli individui in quanto membri di una societa'. Il centrodestra usa metafore semplificatrici, si dice. Il centrosinistra talvolta complica le cose, ma deve sempre rendere evidenti i valori morali e civili che lo animano. E' piu' difficile, certo. Ma, come dicevano le madri della Plaza de Mayo, quando chiedevano conto dei desaparecidos, "La unica lucha que se pierde es la que se abandona."
Carlo Lusso
Posta un commento