11 maggio 2009

Inaugurazione nuova sede del CSA Baraonda

Ieri, 9 maggio, è stata la Giornata della memoria per le vittime di terrorismo e stragi.
Sul Corriere della Sera era possibile leggere una lettera intensa, firmata da Benedetta e Luca Tobagi, figli del giornalista assassinato nel 1980 da un gruppo di estrema sinistra, che invitavano a "Chiudere una stagione di odio e rancore" ed a "lasciare spazio a una volontà condivisa di costruire un futuro diverso".
Forse non è solo una coincidenza che il CSA Baraonda abbia scelto una giornata così fortemente simbolica per inaugurare, dopo tante fatiche, la nuova sede di via Pacinotti.
Provo un profondo affetto per il Baraonda, un po' perché ne ho seguito la nascita, nel 1995, e la crescita, un po' perché nel suo collettivo oggi ci sono tanti amici, compagni di classe, vecchi compagni di oratorio, degli scout, etc.
E pur non avendo condiviso alcune scelte, come ad esempio il recente comunicato distribuito inopinatamente il 25 aprile, riconosco al Baronda tantissimi meriti, la passione, la volontà, l'impegno, le battaglie culturali, le innumerevoli attività sociali, di socializzazione, riflessione, formazione, svago e lo sforzo di accogliere al suo interno anche ragazzi difficili. L'esistenza stessa del Baraonda ricorda a tutti noi che è possibile sognare una società diversa dall'attuale, che c’è ancora chi, ad occhi aperte e con i piedi per terra, si pone una utopia come meta.

C'è una poesia di Eduardo Galeano che dice:
"Lei è all'orizzonte: mi avvicino di due passi.
Lei si allontana di due passi.
Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là.
Per quanto io cammini non la raggiungerò mai.
A che cosa serve l'utopia?
Serve proprio a questo: a camminare."

Ecco perché Segrate ha bisogno del CSA Baraonda.
Perché serve proprio a questo: a camminare.

Agli amici del collettivo Baraonda faccio i migliori auguri per una buona strada.

Paolo Micheli
Partito Democratico di Segrate





3 commenti:

Anonimo ha detto...

E' bella la lettera, è bellissima la poesia di Galeano.
Tutte le cose che leggo di Paolo Micheli sono affascinanti e ricche di sostanza: cosa aspettiamo a rinnovare con idee nuove e farlo segretario del PD cittadino?!
Chiara

Anonimo ha detto...

Ciao Chiara, per fortuna il PD di Segrate ha già il suo segretario.
E' pure giovane e bionda, cosa vogliamo di più?
Paolo Micheli

Anonimo ha detto...

Caro Paolo per la prima volta rispondo via mail non so bene se a te solo o all'insieme di quelli che partecipano di questa tua riflessione. Tant'è non mi sembra così importante. Come molti ho subito per anni il fascino dell'utopia e forse ancora oggi non ne sono del tutto libera. Ho sempre pensato che l'uomo la sua dignità la sua libertà fossero l'obiettivo da raggiungere. Nel tempo ho scoperto che la prima libertà è quella dal bisogno altrimenti non è possibile alcuna serenità nel giudizio seguita a ruota dalle liberazione dall'ignoranza che ci lega indissolubilmente alla pochezza dell'apparenza.

Credo pertanto che l'esistenza di ristretti gruppi elitari che coltivano l'utopia sia vitale per la vita della comunità. Ho poi scoperto che la gente vive impelagata giornalmente in mille problemi che non possiamo risolvere tutti in una volta che non possiamo affrontare alla base, ma che non possiamo ignorare. Alla manifestazione del 25 aprile a Milano alcuni giovani portavano un bellissimo striscione con scritto: neanche un posto di lavoro in meno. Benissimo ma come? Con una legge? Con la rivoluzione ?

Allora devi abbassarti trattare con la controparte e magari salvare qualche posto di lavoro… Magari per fare un bosco in città non puoi ignorare che la proprietà del terreno che ci piacerebbe a bosco ha il diritto di edificare per una legge della Regione e che la ricerca del compromesso è necessaria altrimenti la nostra coscienza sarà immacolata e la colata di cemento inesorabile…

Al dunque mi piacerebbe che quelli che coltivano l'utopia avessero per chi si batte ogni giorno per piccole meschine vittorie lo stesso rispetto che io ho per loro.

Con l'augurio che non perda mai di vista l'utopia ma che continui a prodigarti nel quotidiano, con affetto

Liliana Radaelli