3 aprile 2009

Per gli immigrati nessun accanimento terapeutico

Le parole più chiare su questo argomento sono state scritte da Famiglia Cristiana, che senza mezzi termini ha bollato come leggi razziali le disposizioni del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che autorizzano la possibilità per i medici di denunciare i clandestini malati e che favoriscono l’opportunità per i cittadini di organizzarsi in ronde di quartiere.
Si legge nell'editoriale: «Il soffio ringhioso di una politica miope e xenofoba, che spira nelle osterie padane, è stato sdoganato. La cattiveria invocata dal ministro Maroni è diventata politica del governo».
Provvedimenti demagogici, pro-fondamente discriminatori, in contrasto con l’articolo 32 della nostra Costituzione nonché rischiosi per la salute pubblica perché potrebbero aumentare il rischio di diffusione di malattie trasmissibili, non più monitorate e curate.


Queste assurde disposizioni erano state precedute nei primi giorni di febbraio da un mirabolante articolo sulla “caccia al rumeno” inaugurata da Il Giornale nel proprio sito web dove si davano accorate lezioni di razzismo: «Cacciamoli. Bucarest si riprenda le sue canaglie» (
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=325970 ).

Un trafiletto grottesco, dove l’autore, Paolo Granzotto, invita a «rispedire al mittente la feccia romena», e spera «che non mi si dia del razzista se chiamo col loro nome individui che ammazzano, stuprano, rubano agendo con furore belluino». Granzotto si chiede anche «se desti più furore sapere che il colpevole in qualche modo l’ha fatta franca o sapere che è fuori dai piedi, in qualche galera o in qualche souk [sic!] romeno». Granzotto, oltre all’ortografia, ignora cosa sia un suq, convinto che la Romania - dove notoriamente si parla l’arabo, altrimenti non potrebbero esserci così tante canaglie - sia piena di suq…


Da cattolico mi chiedo che ne è delle parole che Paolo VI pronunciò nel 1965 a rom e popoli migranti: «Voi siete nel cuore della Chiesa».
Ideali irrealizzabili, verrebbe da dire di fronte alla vastità dei problemi che il fenomeno dell’immigrazione pone alla nostra società. E non può non interrogare tutti - credenti e non credenti - il malcelato scherno con cui dalla destra oggi si stroncano tutti i richiami verso una maggior giustizia ed equità sociale, verso una solidarietà fattiva, additandoli come buonismi pericolosi, denigrando le anime belle che credono nella forza della persuasione, del convincimento, del dialogo, della pace.

Ma siamo davvero convinti che si possa difendere la nostra identità di popolo e nazione civile fomentando il ritorno alla barbarie delle ronde di quartiere?
Che sicurezza sarebbe mai quella imposta con la violenza, il sopruso, la vendetta, la violazione dei principi costituzionali?

Se questa su cui siamo scivolati è un’emergenza, essa non ha il nome dell’immigrazione ma quello dell’oblio della nostra civiltà.


Paolo Micheli

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Se questa su cui siamo scivolati è un'emergenza, essa non ha il nome dell'immigrazione ma quello dell'oblio della nostra civiltà."

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