28 aprile 2009

Viva il 25 Aprile

Cari concittadini

Il mio primo pensiero va alle vittime del terribile terremoto dell’abruzzo e ai sopravissuti feriti nel corpo ma anche quelli feriti nell’animo in quanto privi di tutti i loro beni magari accumulati in una vita di sacrifici.

Esprimo l’augurio di guarigione ai feriti e invito tutti a dare il loro contributo alla ricostruzione. ringrazio il sindaco Alessandrini per l’iniziativa intrapresa a favore di Castelnuovo. Spero che la ricostruzione sani anche le ferite dell’animo in tempi ragionevoli e che la giustizia segua il suo corso individuando le responabilità di chi ha mal costruito case e uffici pubblici in spregio alle regole antisismiche esistenti in quell’area.

Parto da questa considerazione sulla giustizia perché l’esercizio della giustizia e il rispetto delle regole che uno stato democratico e non autoritario si è dato sono il punto di partenza per evitare l’esplodere di drammi sociali e ribellioni che sono poi alla base di lotte e guerre che le nazioni devono subire. la giustizia è la base su cui si fonda la pace ed è inutile piangere sulle atrocità delle guerre se non si lotta per prevenirle operando con giustizia.

Anche la lotta di liberazione contro il fascismo e il nazismo va visto come un punto di arrivo necessario e ineludibile per combattere i soprusi e le ingiustizie che il popolo italiano ha dovuto subire negli anni precedenti la guerra e durante la guerra stessa.

Dopo il 23 luglio del 43 con la caduta del fascismo il popolo italiano aveva in gran maggioranza fatto la sua scelta. quella di chiudere il capitolo di una guerra assurda basata sulla follia di dittatori che pensavano di conquistare il mondo contro tutto e contro tutti.
la loro follia distruttiva li ha a quel punto portati alla decisione assurda di provocare ulteriori danni da parte dei nazisti occupando l’Italia e da parte dei fascisti creando la repubblica di Salò.
Furono decisioni gravi così come fu grave la decisione del nuovo governo Badoglio di abbandonare Roma e di rifugiarsi nel sud d’Italia. a quel punto la maggior parte dei nostri militari legati al giuramento di fedeltà alla patria rappresentata in quel momento dalla monarchia non ebbero altra alternativa di quella di combattere contro l’invasore nazista e contro la fatiscente repubblica di Salò del tutto incostituzionale anche alla luce dello statuto albertino. ai militari fuggiaschi sulle montagne si unirono i giovani assetati di giustizia e libertà e grazie al loro contributo gli alleati poterono affrettare la fine della guerra.

Iniziò una lotta sanguinosa e come in tutte le guerre ci furono episodi sanguinosi da una parte e dall’altra ma resta il fatto che una parte combatteva contro i soprusi del nazifascismo per la libertà e per un nuovo corso della storia basato sulla democrazia e sulla giustizia come si è dimostrato dopo il 25 aprile del 45, giorno che oggi noi celebriamo e che segna in effetti l’ inizio di un nuovo corso culminato con la promulgazione della costituzione italiana opera di saggi personaggi appartenenti a tutte le ideologie in uno spirito di libertà e di giustizia.

Se ripensiamo a questo percorso ci rendiamo conto dell’assurdità della proposta di legge n 1360 in discussione dal 12 novembre 2008 alla commissione difesa della camera, legge che propone l’istituzione di un “ordine del tricolore” presieduto dal presidente della repubblica, e che nasce da un’ottica negazionista dell’evidenza della storia.

Essa infatti vuole equiparare i miliziani della repubblica sociale ai partigiani che durante la resistenza combatterono contro il fascismo e il nazismo, assegnando loro indistintamente il titolo di “cavaliere”.
Sostiene, nel prologo, che tra il 1943 e il 1945 in Italia si scontrarono due distinti eserciti di “pari dignità”: uno formato da coloro che “ritennero onorevole la scelta a difesa del regime, ferito e languente”, e un altro formato da quanti, rimasti fedeli al loro giuramento al governo italiano, maturati dalla tragedia in atto o culturalmente consapevoli dello scontro in atto a livello planetario, si schierarono dalla parte avversa, “liberatrice”.

Mettere sullo stesso piano, confondendoli, i valori di libertà, giustizia e democrazia per cui combatterono i partigiani e le potenze alleate, con gli obiettivi perseguiti dai totalitarismi fascista e nazista, i quali intendevano costruire un “nuovo ordine europeo” fondato sulla supremazia ‘razziale’, sulla discriminazione e la riduzione in schiavitù dei popoli ritenuti inferiori e sullo sterminio di intere comunità; non è accettabile.

Offende i familiari delle vittime del fascismo, che rischiano di vedere assegnato ai loro congiunti lo stesso riconoscimento dato a coloro che li hanno torturati e uccisi.

Nega dignità a quanti hanno combattuto affinché in italia prevalesse la democrazia contro chi insanguinava preordinatamente e sistematicamente il paese.

Lede i principi ideali fondamentali e i valori umani e politici su cui si fonda la repubblica italiana nata dal ripudio del fascismo.
La “pacificazione nazionale” non può essere perseguita mettendo sullo stesso piano la resistenza e la repubblica sociale, la lotta dei partigiani per la libertà e la lotta dei repubblichini per negare la libertà.

Dopo l'armistizio e durante la guerra di liberazione dall'invasione tedesca, il governo del regno d'italia rifugiato nel sud italia era regolarmente operante e adempiva alle sue funzioni garantendo la continuità legale dello stato italiano. la repubblica di salò non aveva pertanto alcuna legittimità. da ciò deriva che i suoi aderenti, volontari o cooptati, non possono essere assimilabili agli appartenenti all'esercito italiano, né i suoi reduci possono avere, in quanto tali, alcun riconoscimento da parte della repubblica italiana. questo ovviamente prescindendo dal rispetto dovuto ai morti a qualunque parte appartengano.

Termino con le parole del presidente della camera on. Gianfranco Fini in occasione del suo insediamento:
“Celebrare la ritrovata libertà del nostro popolo e la centralità del lavoro nell'economia è un dovere cui nessuno si può sottrarre, specie se vogliamo vivere il 25 aprile e il 1o maggio come giornate in cui si onorano valori autenticamente condivisi e avvertiti come vivi e vitali da tutti gli italiani”.
Queste sono le uniche parole di riappacificazione che condividiamo e che ribadiscono, se ce ne fosse bisogno, che il 25 aprile è la festa di tutti gli italiani.

In questo senso trovo auspicabile che a questa ricorrenza ci siano i rappresentanti di tutti i partiti e le bandiere di tutti i partiti che si riconoscono nell’antifascismo e nei valori di giustizia, libertà e democrazia che esso rappresenta.
Presidente sezione ANPI di Segrate
Fernando Cristofori

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